Episodio 2 - Tenerife: il fantastico Parco dell'Anaga e la spiaggia di Las Teresitas.
Episodio 2 - Tenerife: il fantastico Parco dell'Anaga e la spiaggia di Las Teresitas.
[Musica] Sono Simone e sono un viaggiatore. Mi rivolgo a te che ami viaggiare per esplorare e scoprire il mondo e ti racconto gli angoli meno turistici delle destinazioni più famose.
Ero troppo stanco della giornata precedente per dormire bene. Mi risvegliai a fatica e per prima cosa aprii gli occhi sulle travi antiche del soffitto di legno, così incurvate da sembrare che mi potessero cascare addosso da un momento all’altro. Era solo un’impressione, naturalmente la casa era stata completamente ristrutturata da poco. In una qualche area remota del mio cervello però si sviluppò il pensiero che stavo passando la mia settimana di vacanza su un’isola vulcanica i cui terremoti, in teoria, potevano essere all’ordine del giorno.
Abbozzando tutti i movimenti del caso, riuscii a rimettermi in piedi. Dai vetri colorati della finestrella di legno entrava una strana luce, anche se era abbastanza presto. Quella era la mia prima giornata vera sull’isola di Tenerife che mi accolse con un bel sole ma non troppo caldo. Dopo aver infilato la felpa e buttato un occhio al vulcano (che non si sa mai), cominciai a muovermi secondo ciò che la guida cartacea consigliava non troppo lontano dall’alejos. L’intenzione era quella di raggiungere la costa e poi, beh, si vedrà.
Ma a Tenerife questo approccio è fallimentare perché la costa, soprattutto al nord, è molto frastagliata e composta da scogliere che non sempre offrono un accesso al mare.
D’altronde va da sé: le Canarie non sono Riccione e viceversa. I primi luoghi che trovai sulla costa non erano tutto questo granché: rocce scure con il mare che le maltrattava e si disperdeva in schiuma, qualche coltivazione chiusa in qualche genere di serra e l’immancabile secchezza della campagna. I muri con i graffiti racchiudevano le coltivazioni e le serre erano accompagnate da cavi elettrici un po’ cadenti.
In giro c’era pochissima gente, mi sentivo un po’ sperso nel nulla con l’oceano davanti a me, una solitaria barca a vela nel mare e delle montagne disabitate alle spalle senza nient’altro che baracche di contadini. La luce era soffusa e si sentivano solo le onde infrangersi sulle rocce aguzze e su una specie di spiaggia ciottolosa.
Considerando tutto l’insieme del paesaggio avrei potuto essere ovunque nel mondo, non riuscivo ancora a cogliere l’essenza di quest’isola. Scattavo fotografie con la mia macchina nuova ma più che altro per esercitarmi e conservare il ricordo di quel momento che non per creare qualcosa di bello.
Un po’ a caso arrivai a Bajamar, una località sulla costa del Nord descritta dalla guida come "un luogo frequentato soltanto dai tedeschi in caccia di qualche raggio di sole nella stagione invernale e da abitanti del luogo che vengono a respirare un po’ di aria di mare". Non mi è chiaro perché l’autore della guida ce l’avesse così tanto coi tedeschi ma sul momento mi parve che la descrizione fosse piuttosto calzante: erano infatti circa le 9 del mattino e nella piccola città di Bajamar non c’era nessuno in giro.
L’oceano era un po’ inquietante da guardare: vasto, infinito, vuoto.
Alle mie spalle invece una serie di condomini colorati si snodava lungo la scogliera da una parte e a ridosso di alcune montagne basse e verdi dall’altra.
Dopotutto, cominciavo a pensare, non è tutto arido.
C’erano anche delle piscine molto grandi a ridosso degli scogli che il mare, nel suo movimento eterno, rifornisce di acqua fresca a ogni nuova ondata. Quanta schiuma si sollevava! Mai vista una quantità simile. Se ci fosse stato più caldo, forse ne avrei approfittato per fare un bagno, sfruttando anche il camerino in cui cambiarsi.
Ma visto che si stava creando una bella luce soffusa e allo stesso tempo forte, ben definita, che illuminava chiaramente tutto l’ambiente, preferii fotografare i granchi che prendevano il sole su sui muretti, a riparo dalle onde.
Non saprei indicare il momento esatto in cui Bajamar cominciò a piacermi. Accadde all’improvviso. Il sole si era fatto più caldo; come avrei scoperto in futuro, alle Canarie le prime ore del mattino sono spesso fresche in autunno inoltrato o in inverno, ma la temperatura cambia rapidamente e il sole inizia a scaldare maggiormente man mano che passano le ore, fino a regalare una temperatura piacevolissima.
L’atmosfera dimessa di quel paese lungo la scogliera si stava convertendo piano piano in un senso di pace, di completezza. Cos’altro serviva? I colori si facevano più vividi e contemplare l’oceano faceva adesso meno paura. L’isola era decisamente viva con i suoi granchi lenti e placidi e i gabbiani dell’Atlantico che stridevano sorvolandomi. I bar cominciavano ad aprire e in lontananza potevo scorgere un fenomeno interessante: le onde che si infrangevano con forza sulle scogliere enormi si disperdevano in un’infinità di piccole goccioline. Sembravano quasi una nebbiolina che il vento trasportava su, lungo la scogliera, verso l’alto.
In futuro avrei scoperto frequentando di nuovo Bajamar ma anche altri posti dell’isola che è proprio grazie a quelle goccioline trasportate in quota dai venti che le nuvole si formano sul lato nord dell’isola tutti i pomeriggi. L’isola è viva come tutto il pianeta e respira. Le nuvole si formano e verso sera si disperdono. Grazie a questo e alle piogge portate dagli Alisei la vegetazione è prolifera. Ci sono specie che riescono a catturare l’acqua di passaggio facendo sì che il terreno attorno a loro possa inumidirsi. Mi sembra ingegnoso, che ne dici?
Ad oggi Bahamar è un luogo in cui vado sempre quando torno a Tenerife, In autunno o inverno l’ho visto con più gente o con meno gente ma mi dà sempre un grande senso di tranquillità e a giornata inoltrata è molto piacevole godersi il sole nella sua piscina, in spiaggia o nei dintorni. Si trova generalmente parcheggio e non è presa d’assalto dai turisti. A me non serve altro.
Risalendo da Bajamar continuai l’esplorazione del Nord dell’isola. Nell’episodio precedente ti dicevo che Tenerife visto dall’alto mi ricorda una gallina sdraiata su un fianco con la testa a destra e la coda a sinistra. Continuando con questo paragone un po’ bizzarro (lo ammetto) presi una direzione che mi portava verso l’occhio della gallina. C’è una piccola pianura in quella parte dell’isola proprio tra Bajamar e la capitale Santa Cruz de Tenerife città situata alla base del collo del nostro ipotetico pollo.
Nella pianura di cui ti parlo Tenerife ha un secondo aeroporto, Los Rodeos, che è secondo soltanto per numero di passeggeri non certo per età. L’aeroporto di Los Rodeos è dedicato principalmente ai voli da e verso la penisola iberica e da e verso le altre isole. Il fatto che questa isola abbia due aeroporti dovrebbe farti pensare alla quantità di passeggeri che arrivano qui ogni giorno dell’anno.
Ad ogni modo torniamo alla nostra pianura. Oltre all’aeroporto dalla pianura si comincia ad intravvedere una delle zone più belle di tutta l’isola secondo me. Nella metafora avicola di poco fa sarebbe la testa della gallina.
Ci sono molti, molti boschi nell'Anaga; boschi particolarissimi le cui fronde vengono accarezzate dal vento in una danza eterna. Si tratta di alberi antichi sopravvissuti alle ere geologiche, alle eruzioni, agli incendi e all’uomo, per ora. La vegetazione di quest’area, fresca e bellissima, si chiama laurisilva, un particolare tipo di bosco che più di 2 milioni e mezzo di anni fa ricopriva l’intera Europa e ora è rimasto solo qui su queste isole e su poche altre. Ammirarne le differenze rispetto ai nostri boschi secondo me è un obbligo quando si va alle Canarie.
Addentrandomi verso l'Anaga incontrai il Mirador de Jardina, un punto panoramico perfetto per osservare la pianura dell'aeroporto, ma non solo: davanti a me, lontano ma onnipresente, il Teide faceva mostra di sé, lontano ma enorme, al di là del bosco di pini, lo stesso bosco che purtroppo è appena bruciato a causa di un incendio. Spero che ricresca ma il processo non sarà molto rapido temo. Più vicino a me le case colorate del paesino di Las Mercedes arricchivano il paesaggio con le loro tinte pastello contrastando sul verde dei prati e in lontananza alla mia sinistra l’isola di Gran Canaria.
In futuro sarei tornato lì ad ogni viaggio in quello stesso punto e avrei visto meglio come sia possibile proprio da lì vedere sia la Costa sud di Tenerife che la Costa nord nello stesso momento, una alla propria sinistra e l’altra alla propria destra. Osservando i banchi di nuvole oceaniche che attraversano l’isola proprio in quel punto davanti ai tuoi occhi ti senti il padrone dell’isola, ti senti parte di un pianeta vivo che si dovrebbe proteggere, nutrire e amare.
L’isola cominciava a farmi allargare il cuore insieme ai polmoni. Addentrandomi più a fondo nei boschi dell'Anaga, curva dopo curva e potendo vedere altri panorami fantastici come quello del Mirador del Pico dell’Inglés, splendido con vista sulla capitale e poi quello di Cruz del Carmen dove mi addentrai per qualche centinaio di metri all’interno di questo bosco vivo, riuscii a provare un senso di leggerezza che non sentivo da tempo.
La mia giornata era soltanto all’inizio. I banchi di nuvole a tratti creavano delle nebbie passeggere e si poteva vederle arrivare dal lato nord dell’oceano, scontrarsi con il massiccio dell'Anaga e per poi superarlo, creando una cascata spumosa proprio sulla strada piena di fronde ondeggianti in cui stavo transitando lungo un crinale. La luce cambiava da un minuto all’altro, ora più scuro, ora soleggiato, ora qualche goccia di pioggia fresca nel vento onnipresente. Mi divertii moltissimo a fotografare, impazzendo con la gestione dell’esposizione a causa di quella luce così diversa da un momento all’altro.
A Chinamada nell’unico ristorante sul posto riuscii senza troppa difficoltà a ordinare una zuppa vegetariana che però conteneva del pollo. Se sei vegetariano, ricorda alle Canarie di richiedere qualcosa che sia "sin carne y sin pescado" se gli ingredienti non ti sono chiari o evidenti perché la cultura locale non prevede che si rinunci a carne e pesce e chiedendo piatti senza carne le persone tendono a non escludere il pesce ad esempio oppure a non considerare carne il cubetto di prosciutto nella tortilla. I formaggi erano squisiti però in quel ristorante così come le "papas arrugadas", un piatto tipico delle isole che consiste in piccole patate cotte con la buccia e poi salate servite con salse a parte, salse così buone da leccarsi i baffi: una rossa con un retrogusto di cumino e un po’ piccantina ma non troppo e l’altra verde dal sapore più delicato ma altrettanto intenso.

In futuro sarei tornato più volte nell'Anaga; in una di queste avrei visitato la vicina Valle del paese di Afur. Un posto magico, spettacolare; incastonato nel fondo di una valle con i picchi appuntiti nei quali Dio solo sa come sono state costruite abitazioni di pastori e case vere e proprie. Da Afur un sentiero conduce più in basso sul mare in una spiaggia solitaria con vista sul nulla oceanico, il nulla più bello che tu possa immaginare. Ma anche il paese stesso è molto interessante con le sue viuzze acciottolate, le montagne circostanti, i sentieri tra le campagne e i terrazzamenti coltivati.
La mia giornata nell'Anaga proseguì toccando Chamorga, il punto abitato più a Nordest dell’isola, un altro paese piccolo e sperso tra i boschi verdi dell'Anaga pieno di terrazzamenti coltivati e dal quale si diramano diversi sentieri, uno dei quali arriva al faro che si trova sulla punta a nord di Tenerife, il faro di Anaga al quale si può arrivare per godersi il panorama sull’oceano. Il sentiero però non è adatto a tutti e devi tenere presente che sarai nel bel mezzo del nulla a picco sulle scogliere mentre lo percorri.
Decisi di concludere la giornata ritornando indietro e scendendo verso il mare in una valle diversa da tutte quelle viste finora. Con l’aiuto del navigatore tornai indietro da Chamorga, attraversai di nuovo i boschi frondosi di laurisilva a e mi portai all’incrocio con la strada TF 134 in direzione di Taganana. I vari Mirador che trovai scendendo verso l’oceano mi lasciarono senza parole. Tenerife è piena di punti panoramici che in Spagnolo si chiamano appunto miradores ma secondo me ce ne sono pochi belli come il Mirador del Risco de Amogoje. La vista spettacolare su Taganana è impagabile a patto di riuscire a parcheggiare l’auto nei pochi spazi disponibili.
Taganana stessa è un gioiellino abbarbicato sulle colline che merita assolutamente una passeggiata o una sosta più lunga come feci io allora. I terrazzamenti verdi coltivati e la campagna rigogliosa spazzarono via definitivamente dalla mia mente l’idea che l’isola fosse arida, a nord almeno non era così. Le belle case nello stile locale completano questo paesaggio idillico; e i profumi poi: profumo di pulito, di campagna, di terra umida e di fiori, di vita. Il profumo del mare come sottofondo.
Più in basso scendendo ancora le curve che mi portavano verso l’oceano trovai Roque de Las Bodegas. A quell’ora del giorno le nuvole si erano già aggregate tra le cime come dicevo prima ma questo non tolse nulla allo spettacolo. Appena sotto le montagne scoscese si snodava il paesello fatto di poche case a ridosso della strada asfaltata, e appena oltre la strada le onde possenti dell’oceano che spostavano enormi ciottoli rotondi come fossero noccioline. La spuma del mare era ovunque, soprattutto nell’aria e risaliva in alto spinta dal vento come al mattino avevo visto fare a Bajamar.
L’intero scenario aveva, non so come, un sapore...hawaiano direi. Se hai visto quel luogo Roque de las Bodegas allora capirai di cosa parlo. Scrivimelo nei commenti o nel mio blog e fammi sapere se condividi le mie sensazioni.
Montagne aguzze con paesi abbarbicati sopra il mare, scogli, tavole da surf e l’incantevole presenza dei raggi di sole che spuntando repentinamente dalle nuvole si proiettavano come fari su punti delle montagne che sembrano scelti da una qualche forma di coscienza superiore per creare una bellezza senza tempo, una scenografia senza pari. Se ci andrai ti consiglio di percorrere il piccolo camminamento sul frangiflutti attraversando la porticciola che si chiama porta dell’oceano e che in maniera quasi burlesca ti porterà un po’ più dentro l’oceano. Se il clima è buono e caldo com’era in quel giorno in cui andai io e di cui ho una memoria così chiara, gli spruzzi delle onde ti faranno molto piacere ma stai attento alla tua macchina fotografica se ne hai una o al cellulare se non è impermeabile.
La seconda cosa che ti consiglio di fare è di proseguire oltre Roque de Las Bodegas per scoprire anche Almàciga con la sua spiaggia sottostante, la Playa de Almàciga appunto, grigia e infinitamente rappacificante col mondo tranne nel caso in cui tu trovi le Caravelle portoghesi anche spiaggiate. In quel caso stai alla larga il più possibile dai tentacoli di queste meduse viola dall’aspetto alieno: sono quanto di più doloroso possa esistere e non conta il fatto che ci siano ormai anche nel Mediterraneo. I nostri corpi non hanno difese contro il loro veleno. Io le ho trovate in questa spiaggia ma per fortuna non mi è successo nulla perché indossavo le scarpe e i miei piedi erano protetti. Fortunatamente si vedono piuttosto bene ma all’imbrunire può non andare così bene; stai davvero molto attento.
Oltre ad Almàciga, poche curve dopo si trova l’ultimo paese a cui si può arrivare con l’automobile, devi andarci: Benijo. Oltre alla spettacolare spiaggia sotto il paese che con la bassa marea fa emergere dei possenti scogli verticali che impreziosiscono la spiaggia avrai anche una vista incredibile che ricorderai per sempre: non sono più riuscito a dimenticarla e ci ritorno ogni volta in cui vado a Tenerife; che il tempo sia buono o cattivo mi sento in pace lì. Mi sembra di essere alla fine del mondo, un mondo buono e con cui mi percepisco in sintonia. Altro che Hawaii. In Europa abbiamo questi panorami e vanno benissimo. Io credo che possano bastarci.
Nonostante il pomeriggio fosse ormai inoltrato c’era ancora un po’ di luce...perché non approfittarne per fare un salto al di là delle colline e visitare la spiaggia di Las Teresitas? Mi avevano parlato di questa spiaggia incantevole creata artificialmente in una baia naturale portando la sabbia dalla vicina Mauritania. In quel momento mi sentivo veramente molto stanco e in maniera esattamente contraria alla fenomenologia del mattino ora si procedeva al contrario cioè con il sole in fase calante la sensazione di calore stava lasciando rapidamente spazio a un fresco che era comunque piacevole ma richiedeva di indossare qualcosa di più della semplice t-shirt. Tradotto: sicuramente nessun bagno ma volevo comunque vedere la spiaggia. Non volevo che la giornata finisse non ancora valeva comunque la pena di ripercorrere la strada al contrario fino al crinale per poi scendere verso l’oceano dall’altra parte della'Anaga in direzione della capitale sulla strada T12 che scendendo tra le stupende colline dell'Anaga sbuca proprio a San Andrés paese a pochissimi chilometri dalla capitale e a fianco del quale si trova la spiaggia di Las Teresitas, una grande ampia mezza luna dorata con palme e altri alberi fioriti che nel nord Italia non esistono e comunque non fiorirebbero mai a novembre.
Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio, fu stupendo passeggiare sulla sabbia e poi sul bagnasciuga per immortalare la sabbia traslucida della battigia e il paesello di San Andrés, abbarbicato alla collina nel momento della giornata che i fotografi chiamano "ora blu", ossia quella in cui appena calato il sole il cielo e tutto il resto cominciano a tendere al blu scuro.
Ma non c’era solo il colore blu a dominare in quel momento. Tornando alla macchina e risalendo la strada all’imbocco della spiaggia giunsi al Mirador della Playa, un punto sopraelevato a picco sulla spiaggia di Las Teresitas da cui si poteva intravedere anche la capitale di Tenerife, Santa Cruz de Tenerife, con le sue luci che cominciavano ad accendersi sullo sfondo di un cielo arancione, giallo, rosa e viola. Immancabilmente la sagoma scura del Teide mi osservava tra le nuvole. Ora sì che l’isola mi stava facendo innamorare. La giornata ora poteva anche concludersi così come sta per concludersi questo episodio.
Il nostro viaggio insieme forse è appena iniziato ma ti invito comunque a venirmi a trovare anche sul mio canale YouTube, il Simone viaggiatore, dove potrai vedere con i tuoi occhi i luoghi scritti in questo podcast.
Trovi le trascrizioni degli episodi del podcast all’indirizzo che ti riporto nella descrizione di ogni puntata così come i riferimenti alle musiche e agli inserti audio nella puntata. Ti do appuntamento a presto con il terzo episodio.
La vita è un viaggio, buon viaggio!
[Musica].
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