Episodio 3 - Tenerife: Il vulcano Teide e il Sud turistico: lo Yin e Yang dell'isola

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Sono Simone e sono un viaggiatore. Mi rivolgo a te che ami sognare e viaggiare per esplorare e scoprire il mondo. Ti racconto gli angoli meno conosciuti delle destinazioni turistiche più famose, il più possibile lontano dal turismo di massa.
Voglio portarti nell’affascinante isola di Tenerife. Così come l’ho conosciuta dal 2016 in poi. In questo episodio, ti racconto il parco nazionale del vulcano Teide. Selvaggio e leggendario, simbolo dell’isola, vale la pena visitarlo. Scoprilo con me, sono davvero curioso di conoscere anche la tua opinione. Continua a seguirmi sul blog e scrivimi. Cosa ne pensi? Oppure vieni sul canale YouTube dove troverai i video di approfondimento e potrai lasciarmi un tuo commento.

 

Devo ammettere che, in quel momento, l’idea di visitare un vulcano mi spaventava non poco. Non ne avevo mai approcciato uno prima. A dire il vero, non c’ero neanche mai stato vicino. I miei viaggi successivi tra i vulcani Portoghesi e della Sicilia e delle altre isole Canarie non li avevo ancora vissuti, in quel giorno di novembre del 2016. Nel mio immaginario, i vulcani erano una trappola mortale senza se e senza ma. Il che è corretto, ma soltanto per i vulcani che sono in eruzione o che stanno per entrare in eruzione: non è il caso del Teide o almeno non lo era in quel giorno. Ero cosciente che ne esistono di diversi tipi ma non mi ero mai interrogato sui loro cicli, sul fatto che alcuni di essi sono costantemente in eruzione e altri invece sono attivi nel sottosuolo ma in termini umani eruttano molto molto di rado.


Questo è esattamente il caso del Teide, il terzo vulcano più grande del mondo e la montagna più alta di tutta la Spagna.
Proprio all’ingresso del parco, al centro di interpretation del parque
Nacional del Teide, mi diedero tutte le informazioni che mi servivano per tranquillizzarmi un po’. Il vulcano è costantemente monitorato e un team di Geologi analizza i dati raccolti in tempo reale per capire se il vulcano stia aumentando la sua attività e quanto è probabile una eruzione nelle settimane successive.
Considera che in occasione dell’eruzione del vulcano con breviera sull’isola della palma nel 2021, l’eruzione è stata prevista se si può dire così con una settimana di anticipo e 24 ore prima erano riusciti a produrre una stima molto accurata così vennero evacuati gli abitanti esattamente nella zona interessata. Questo ha fatto sì che non ci sia stata nessuna vittima durante quell’evento tragico, un traguardo scientifico notevole se si pensa che solo fino a pochi decenni fa questi fenomeni non erano osservabili con tanta precisione. Il Teide è monitorato dallo stesso gruppo di persone, in caso di pericolo concreto il parco verrebbe chiuso immediatamente e probabilmente avverrebbero delle evacuazioni anche a Tenerife. L’esperienza di una visita al parco del Teide quindi espone a un rischio veramente basso.


Come ti dicevo, nel 2016 affrontai la salita che porta al parco, che mi parve infinita, con un senso di apprensione che andava calando man mano che notavo con stupore quanto fosse particolare l’ambiente generato dal vulcano. Nel corso delle ere geologiche e nei millenni precedenti, miriadi di rocce affilate giovani si alternavano alla presenza dei Pini canari. Fieri testimoni del passare del tempo, nella sua evoluzione, questo tipo di Pino ha sviluppato una caratteristica veramente singolare: è maggiormente resistente all’attacco dei tarli e anche agli incendi. Per questa ragione, fu uno dei legni preferiti nei secoli scorsi per la costruzione delle navi che solcavano l’oceano dirette verso le Americhe, sospinte dai venti e che sostavano qui per i rifornimenti necessari prima dell’ultima grande traversata. E per quanto riguarda gli incendi... Beh, suppongo che questa caratteristica sia stata indispensabile alla sopravvivenza in un ambiente con eruzioni frequenti, ancora più utile oggi perché permette ai Pini di sopravvivere in parte agli incendi provocati dall’uomo come quello che è iniziato il 15 di agosto del 2023 ed è ancora in corso nel momento in cui sto registrando questo episodio. Ad ora sono stati persi 13.500 ettari di bosco popolato dai pini canari.
Nel mio primo viaggio a Tenerife, continuando a salire di quota, i Pini lasciarono il passo ad un’area spoglia e deserta. L’ingresso nel parco fu indimenticabile: ero vicino a un vulcano! 

Addentrandomi nel parco, la cima del Teide mi sembrava sempre più piccola e allo stesso tempo sempre più lontana nonostante mi stessi avvicinando. Strano effetto ottico! Oggi so che l’apparenza inganna: la cima è molto alta e a vederla in un ambiente così grande sembra modesta ma non lo è affatto. Considera che quando a Tenerife c’è brutto tempo, spesso salendo nel Parco del Teide si trova bel tempo proprio per il fatto che essendo così in alto il vulcano si trova al di sopra delle nuvole. All’epoca per un po’ non riuscii a vedere nient’altro che rocce rosse appuntite contro un cielo terso ma all’improvviso mi resi conto che quelle che stavo vedendo erano enormi colate di lava solidificata uscite dal vulcano chissà quando.
Le rocce rossastre che vedevo erano tutte state generate da una furia che non potevo neanche immaginare. Solo qualche cespuglio ci viveva in mezzo e come avrai scoperto poi anche qualche grande lucertola dalla coda blu.
 

La luce lassù era così intensa da costringermi ad installare i filtri sull’obiettivo, o le fotografie si sarebbero facilmente bruciate, come si dice in gergo. La strada statale, l’unica che attraversa il parco, non offriva molte opportunità per fermarsi. Sono previste poche aree di sosta e all’esterno dell’asfalto c’erano solo rocce aguzze. Dopo qualche chilometro però, raggiunsi un’area di sosta con qualche spazio libero in cui parcheggiare. Lo spettacolo che avevo davanti agli occhi era qualcosa a cui non riuscivo neanche a credere: una enorme distesa di pietrisco dai toni beige, verdi e biancastri, qualcosa di molto difficile da trovare in natura. All’orizzonte, dopo quella che sembrava una catena montuosa, le nuvole dell’Atlantico scorrevano lente facendo capolino dalle creste montagnose perfettamente disposte in una lunga fila di picchi appuntiti. In pratica, ero così in alto da trovarmi al di sopra delle nuvole a più di 2000 metri. Oggi so che quel luogo si chiama Montagna Blanca. Sulle pietruzze su cui mi trovavo sarebbe stato testato un rover, la sonda della NASA inviata poi su Marte e testata sul Teide proprio a causa della somiglianza dei due ambienti. 

Mi accorsi che quella che mi era sembrata una catena montuosa in realtà era un’altra cosa. Questa consapevolezza mi entrò nell’animo come un pugnale dalla lama fredda. Con un brivido resi conto che si trattava in realtà dell’enorme bordo del cratere generato dal Teide, lungo parecchi chilometri. Quella che a prima vista mi era sembrata la cima del vulcano in realtà era un cono gigantesco cresciuto all’interno del cratere. Il picco del Teide ora è il punto più alto del vulcano, un vulcano però che è molto più grande di quanto sembri a prima vista.
Rimasi in quella bellezza per qualche tempo. Il silenzio era quasi assoluto, non c’erano visitatori nei paraggi e riuscii a godermi l’attimo. Certo che ne aveva di cose spettacolari Tenerife! Cominciava a farsi strada l’idea che non si trattasse soltanto di un isoletta spersa nel bel mezzo dell’Atlantico. Non a caso il solo Parco del Teide ogni anno attira milioni di visitatori.
Proseguendo nel parco notai la funivia che sale al Picco del Teide, che ad oggi ancora non sono riuscito a prendere. Occorre prenotare con molto anticipo e spesso viene fermata a causa del vento. In quel caso il biglietto ti verrà rimborsato ma non potrai fare la bellissima esperienza di salire fino alla cima."

Riuscii ad ammirare, però, il bellissimo imbocco del sentiero numero 3, un percorso circolare che si snoda attorno al Roque de Garcia, un’enorme roccia multicolore dall’equilibrio improbabile e inquietante, proprio al cospetto del picco del Teide. Il sentiero 3 può essere impegnativo nella sua parte finale oppure all’inizio, seconda della direzione da cui vuoi iniziare. Ti consiglio però di studiarlo bene prima di imboccarlo, è un sentiero che può non essere adatto a tutti.
Proseguendo, il parco si aprì davanti a me come avevano fatto vent’anni prima le pianure e gli altipiani dell’Arizona. Rocce rosse, spazi sconfinati e un cielo terso e limpido di un blu luminoso. Qui però, a differenza dell’Arizona, le colate di lava continuavano a farla da padrone come un minaccioso monito che dovrebbe portarci al rispetto di questa meraviglia naturale. Ogni punto panoramico e ogni sentiero che partiva dai loro parcheggi era più spettacolare del precedente, fino all’ultima sosta, quella del sentiero 13, un percorso spettacolare che avrei fatto soltanto qualche anno dopo e che porta salendo fino a un cono vulcanico che pur essendo ormai presente da molto tempo sembra essere spuntato pochi minuti fa tanto i suoi colori sono vividi e intensi. Chiudendo gli occhi a tratti ti sembra addirittura di sentire odore di bruciato che non c’è ovviamente ma viene indotto a pensarlo dal nero intenso e profondo di questo cono vulcanico e della colata che ne è fuoriuscita. Anche il sentiero 13 è circolare, a volte è chiuso. Lo consiglio soltanto ai mediamente allenati e ai più allenati. Chi ce la fa vedrà panorami inimmaginabili sul Teide e sulle isole lontane dell’arcipelago: La Palma; el Hierro e la Gomera. Anche soltanto imboccare il sentiero e camminare su pietrisco nero come il carbone generato dalle eruzioni passate sarà molto emozionante così come scorgere i coni spenti rimasti come traccia dei cataclismi del passato. Ad esempio non appena iniziato il sentiero troverai alla tua sinistra il vulcano di Samara che ti sembrerà piccolo forse ma solo finché non percorrerai le poche centinaia di metri che ti separano dall’interno del cono. Forse è una frivolezza ma andandoci al centro i suoi bordi imponenti sembreranno darti l’impressione di risucchiare la luce intorno a te specie al tramonto. In un punto vedrai un avvallamento nel quale scorgerai in lontananza l’isola della palma perfettamente allineata con quella apertura. Sono circa 200 chilometri di distanza e questo potrà farti capire quanto sia alta sia quell’isola che Tenerife stessa nell’oceano. Infatti a livello del mare la visibilità non va oltre i 100 km a causa della curvatura della Terra e della foschia.




La mia giornata era soltanto a metà. Nella luce implacabile della latitudine quasi tropicale, imboccai la strada che portava non da dove ero venuto, ma verso il lato opposto dell’isola, il sud, dove si trova l’aeroporto principale.
Arrivato sulla costa per la prima volta, mi immersi nella località turistica più famosa del grande ed edificato sud di Tenerife: Los Cristianos. Non avrei mai immaginato che laggiù, così lontano dalla Spagna continentale, fossero state investite risorse tali da costruire un grande centro di accoglienza turistica. D’altra parte, quello è il punto dell’isola con il miglior clima in inverno e suppongo che questo risponda a qualsiasi dubbio. Solitamente non sono molto attratto da questi luoghi costruiti a tavolino, pensati apposta per accogliere un certo tipo di turista, quello che scende dall’aereo e trascorre la sua vacanza tra l’albergo di lusso e la spiaggia davanti all’hotel. Non che ci sia niente di male nel farlo ovviamente, ma è qualcosa che non mi appartiene proprio. Nonostante tutti i tentativi fatti in passato, in questo caso però dovetti ammettere io stesso che l’ambiente curato e le costruzioni bene inserite nel contesto davano un colpo d’occhio rilassante. Non si aveva la sensazione di trovarsi nella località turistica principale di tutta l’isola. 

Passeggiando sul lungomare, una fila lunga di palme accompagna il visitatore subito a ridosso degli scogli, una cornice perfetta fornita anche dalla vicina Isola della Gomera che fa bella mostra di sé a una quarantina di chilometri di distanza.
Continuando a camminare sul lungomare accompagnato dai filari di palme, senza accorgermene lasciai Los Cristianos per raggiungere la vicina e bellissima Playa de Las Vistas e poi Playa del Camison. Tra Tenerife e la Gomera nel frattempo era spuntato un veliero che ovviamente svolgeva servizio turistico ma richiamava comunque le avventure di un passato che oggi si tende a dimenticare e che è stato molto importante fondamentale per questo arcipelago.
Continuai a visitare paesi su quella costa che di fatto formano una grande conurbazione fino alla parte Ovest dell’isola dove mi fermai più che volentieri per qualche tempo lasciandomi trasportare dal caso. Mi fermai appena oltre Puerto de Santiago sul promontorio in cui si trova il Mirador punta del roque. Da lì per la prima volta vidi i giganti di Tenerife, una enorme scogliera chiamata appunto Los gigantes in spagnolo per meglio dire Los gigantes. Questa era pronuncia corretta dove le berte maggiori nidificano e di notte con il loro vociare ti fanno temere che ci siano fantasmi appollaiati tra le rocce. 


Quella scogliera era così alta da non sembrare possibile: 600 metri nel suo punto più alto e se ne stava lì, perfettamente verticale, come un enorme grattacielo pietrificato. Un po’ oltre all’orizzonte si vedeva la lingua di lava solidificata che si chiama Punta del Pino, alla quale però si arriva passando dall’altro lato dell’isola. Ai piedi della scogliera di Los Gigantes si trova una delle spiagge più pericolose di Tenerife ma allo stesso tempo stupenda, di sabbia nera e fine con cavalloni sempre piuttosto potenti: La Playa dellos Guios, dove puoi prendere il sole in compagnia della scogliera. Il tratto di mare tra Los Gigantes e Punta del Treno è un’area marina protetta in cui i cetacei amano stare: capodogli, delfini e balenottere. Un’altra spiaggia molto bella in questa zona, nera come il carbone, è Playa de La Arena, davvero piacevole anche solo per una passeggiata o per un pranzo in uno dei ristorantini dei dintorni. Anche Puerto de Santiago è molto interessante e gradevole per una passeggiata con un bel panorama.

 
Pur essendo novembre, ero stato in alta montagna soltanto con una felpa e lungo la costa avrei potuto fare il bagno dopo la visita ad un vulcano. Cosa avrei potuto vedere di più bello e sorprendente? Pensavo di avere già visto le migliori attrazioni di Tenerife ma mi sbagliavo, ce ne sarebbero state tante altre. Mentre pregustavo già la giornata successiva, un tramonto nuvoloso e infuocato mi ricondusse nuovamente all’appartamento. Un’altra giornata magica era trascorsa a Tenerife e stava terminando. Il mio racconto su Tenerife invece prosegue nel prossimo episodio. Spero che ti stia piacendo perché c’è ancora molto da scoprire: la vita è un viaggio, buon viaggio! 

 Scrivimi cosa ne pensi di questo episodio nei commenti su YouTube oppure nel blog. Ti lascio i link utili in descrizione dove troverai anche i riferimenti ai contributi sonori o musicali dell’episodio. Grazie per l’ascolto, alla prossima!

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